“La ChiaraStella”, con sottotitolo “I Canti di Natale nelle tradizioni popolari italiane”, è un progetto originale del M° Ambrogio Sparagna giunto ormai alla undicesima edizione. Un successo che si perpetua negli anni così come si perpetua la ricerca di Sparagna nel solco, ben tracciato, della musica popolare italiana. La Sala Petrassi, all’Auditorium Parco della Musica di Roma si è affollata nella due giorni di concerto diretto, e ideato, da Ambrogio, sintomo cristallino che la valorizzazione del patrimonio culturale di quell’Italia minore, nascosto, tipico delle zone rurali che sono all’ombra delle grandi città, continua a riscuotere immutato e vigoroso interesse. Una sfida, quella di Sparagna, iniziata undici anni fa con un concerto dove a cantare erano bambini ed i loro genitori ma, che ha visto avvicendarsi sul palco artisti del calibro del compianto Lucio Dalla, Ron, Simone Cristicchi, passando per artisti greci che hanno riproposto brani in Aramaico, la lingua con cui si esprimeva Nostro Signore, sino ad arrivare ad un’ospite Siriana che con i suoi canti, quasi di denuncia, descriveva la situazione geo-politica della sua terra d’origine. Quest’anno, come nella primissima edizione, c’è stata la presenza sul palco di Peppe Servillo che con la sua voce ha ridato vita ai canti della tradizione partenopea duettando, anche, con Anna Rita Colaianni in una sorta di contrappunto linguistico. Anna Rita, splendida direttrice del Coro Popolare, per questa edizione della ChiaraStella, ha diretto il Coro di Voci Bianche dell’Auditorium, nella serata inaugurale, ed il Coro delle Voci Bianche dell’Istituto comprensivo Luigi Mannetti di Antrodoco, in provincia di Rieti la sera dell’Epifania. “Non si può cantare il Natale senza la presenza dei bambini” ci confida Anna Rita che, con l’Orchestra Popolare Italiana, ha organizzato, durante il periodo dell’Avvento, una serie di laboratori sui canti popolari del Natale, realizzati nei vari plessi scolastici di alcuni comuni dell’area del cratere del sisma del 2016 (Antrodoco, Posta, Borbona, Borgovelino, Castel Sant’Angelo). Due le “incursioni”, a metà fra il canto e l’opera teatrale, di Gianni Aversano che con il suo spirito partenopeo ha dato voce e sostanza, all’Angelo mazziato e ad un Pulcinella nei panni del quarto Magio, “veracità” allo stato puro. Canti che, anche quest’anno, sono arrivati diretti al cuore delle persone e, che pur nella loro semplicità e schiettezza, non scadono mai nella banalità. I canti del repertorio di Sant’Alfonso Maria de’Liguori sono diventati un patrimonio diffuso ed Ambrogio ne elargisce, a piene mani, la bellezza immutata che ha attraversato indenne, senza smarrirne lo smalto originario, i secoli. L’Organetto di Sparagna interseca le note dei solisti dell’Orchestra Popolare Italiana, con loro si fonde, confonde per riemerge e dettare le “regole” del buon canto, della buona musica. Le note risvegliano sentimenti di gioia, allegria e bellezza; che il pubblico apprezzato sottolineando con vigorosi applausi ogni singolo brano proposto. Tanto e tale, è stato il successo dell’edizione di quest’anno, che alla fine sono stati eseguiti ben tre bis!. Con la sua musica Sparagna “dialoga” in maniera schietta con il suo pubblico, non vengono proposti inutili orpelli, vengono eliminate se superflue sovrastrutture che altro non fanno se non appesantire, inutilmente ed artificialmente, quello che di suo è già bello per come è stato semplicemente tramandato. Il M° Ambrogio Sparagna, ancora una volta, ha dimostrato che la tenacia della sua ricerca porta a maturazione quei frutti, dal sapore “contadino”, popolare, di cui la gente ne sente un bisogno ancestrale, di quei sapori ai quali eravamo tutti abituati ma che, per ragione che gli amici Sociologi hanno in qualche modo già schematizzato, abbiamo ormai relegato nelle stanze, polverose, dei ricordi. Sparagna si fa carico di riaprire quelle stanze, di scostare le finestre e spalancare gli scuri per ridare “aria” a quei sentimenti mai totalmente assopiti nell’animo, profondo, di ognuno di noi. Insomma, anche per questa edizione, Sparagna ci ha regalato un effluvio di emozioni sincere scommettendo, o come è “di moda” dire oggi con un termine abbastanza inflazionato, “mettendoci la faccia”, ha aggiunto un altro fondamentale tassello al completamento di quel mosaico di dialetti, tradizioni, usanze, costumi e sfumature, con cui era, ed a mio avviso lo è ancora, impastata la nostra penisola.
Prossimo appuntamento con il M° Ambrogio Sparagna, il 4 Febbraio, sempre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, per “La Tarantella del Carnevale”.